domenica 24 gennaio 2021

CONCORSO *Al Caffè letterario di Arbatax

CONCORSO

*Al Caffè letterario di Arbatax

 Una rosa, una vita. Di Marina Migali

Era una bella mattina di dicembre quando Leandra sentì un impellente bisogno di recarsi in spiaggia. Il sole era incredibilmente caldo, era quasi mezzogiorno e il mare, abbastanza calmo, col suo ritmico infrangersi sugli scogli ,invitava a levarsi le scarpe per una passeggiata  sulla riva , per sentire il profumo della vita.

Assorta nei propri pensieri non si accorse del sopraggiungere del cane, che le saltò addosso, poggiando le sue zampe anteriori sulle sue spalle e leccandole la punta del naso, rovesciandola sul bagnasciuga. Rimase impietrita incapace di azzardare una qualsiasi reazione, tanto fu dirompente il suo stupore.

Così costretta poteva dirigere lo sguardo solo verso il cielo, Il cane la osservava, la figura apparve immersa tra la luce del sole -Buono Duck ! - diceva – Mi scusi tanto signora…ero distratto e non ho potuto fermarlo.

Signora? La giovane donna si stupì perché nessuno si era mai rivolto a lei in quel modo! Volse lo sguardo allo sconosciuto e, realizzando contemporaneamente lo stato dei suoi vestiti, sentì divampare la rabbia, che fino ad allora era stata per lei sconosciuta – Ha detto bene, avrebbe potuto evitare questo se solo fosse stato più attento col suo cane!-

In realtà non riusciva a focalizzare l’uomo avendo il sole di fronte e ciò le aveva facilitato quella reazione poco gentile che per lei non era usuale; così di scatto raccolse la giacca leggera che aveva sfilato per il caldo e tenuta sul braccio sinistro: era uno straccio! Si allontanò quindi velocemente senza concedere occasione di aggiungere altro a quell’incontro che la infastidiva.

Rientrata a casa raccontò lo spiacevole episodio alla madre che prontamente lasciò la sua occupazione e sembrava inaspettatamente interessata ad ogni particolare del racconto, anzi Leandra ebbe la sensazione che intendesse giustificare il comportamento della persona incontrata in spiaggia. Infatti giudicò banale l’incidente occorso alla figlia e le consigliò di fare una doccia per calmarsi mentre lei si sarebbe occupata del bucato.

Sotto la doccia in effetti le sfuggì una risatina, cogliendo il lato comico dell’accaduto e ciò la riportò all’usuale pacatezza. Certamente due mesi prima aveva dovuto affrontare di peggio quando suo padre, sempre pronto ad accomodare per lei ogni disguido, era improvvisamente venuto a mancare lasciandole addosso una sensazione di impotenza e di smarrimento nell’adattarsi alla situazione verificatasi. Con sua stessa sorpresa affrontò il disagio, derivato dalla sua prima vera preoccupazione, occuparsi dei funerali e sostenere la madre che da quel giorno divenne taciturna e sfuggente.

Venne distolta dai suoi pensieri uscendo dalla doccia, nell’udire il trillo del telefono si precipitò a rispondere e provò subito gioia nel constatare che era la sua migliore amica a chiamarla.

Ancora più sorprendente fu il contenuto della telefonata che si rivelò di natura interessante e seria: la sua amica, che lavorava presso un atelier molto conosciuto, la informava della possibilità di essere assunta in azienda come figurinista ,il che si sposava con i suoi sogni e gli anni di studio che aveva dedicato a prepararsi . Era pertanto necessaria la sua presenza entro pochi giorni, occuparsi di preparare un minimo di bagagli e predisporre una sistemazione urgente in un’altra città!

C’era poi da considerare la situazione della madre che si sarebbe presto ritrovata sola ad affrontare un dolore non ancora sopportabile. Un nodo in gola e una forte emozione la travolse facendola quasi traballare rendendo necessario sedersi un attimo a riprendere il controllo di sé stessa.

La giornata era iniziata con occupazioni banali alle quali non si  attribuisce generalmente importanza essendo usuali e ripetitive, quasi non ci si accorge neppure di viverle. La passeggiata in spiaggia in realtà aveva rotto la routine.

Intanto la vita presentava opportunità di avanzamento e la successiva settimana l’impegno sarebbe diventato pesante. Dopo aver informato la madre dei cambiamenti in atto si occupò freneticamente di raccogliere quanto a cui le sembrava imprescindibile rinunciare nella nuova vita, anche se era consapevole che molto sarebbe mutato nel suo modus vivendi.

Per riprendere fiato e fare il punto della situazione la mattina seguente decise di recarsi a salutare il mare che, chissà per quanto tempo, non avrebbe visto dato che il suo lavoro richiedeva il trasferimento in montagna presumibilmente per molti mesi di seguito dopo la firma del contratto.

A raccontarlo non ci si crederebbe, quello che accadde aveva qualcosa insito che

“ da restare basiti “era dir poco: tutto si ripeté esattamente come il giorno precedente e , allo stesso modo  ,mentre Leandra era presa dai suoi pensieri, il cane la osservava,  mentre l’acqua fredda questa volta impedì il surriscaldamento della rabbia .

Tutto si ripeté, ma questa volta accadde qualcosa di diverso, improvvisamente Leandra sentì qualcosa di famigliare, come se lo sconosciuto fosse parte della sua vita. In effetti mai avrebbe immaginato che inspiegabilmente si sarebbe trattenuta a parlare con lui per ore e tranquillamente della propria vita fino a quel momento...quel momento in cui incrociò il suo sguardo e rimase rapita dai suoi occhi. Quegli occhi sortivano su di lei uno strano effetto, inconsciamente si sentiva attratta, rilassata e tranquilla a guardarli, anzi non riusciva proprio a distaccare lo sguardo. Solo al rientro nelle mura domestiche ne realizzò il motivo: ogni volta che rientrava a casa sentiva il vuoto lasciato dal padre, del quale cercava per primo lo sguardo già sulla soglia, ma non quella mattina, perché quella mattina si rese conto   di non poter più vedere dentro casa quegli occhi, quegli occhi che aveva appena lasciato lì, in riva al mare.

Sentiva il bisogno di tornare lì e lo fece, ma ormai Giulio, era questo il nome dello sconosciuto, non c’era più e si lasciò sfuggire una parolaccia –mai detta- perché non aveva pensato di chiedergli un contatto  che ora vorrebbe ,anche solo per  scambiarsi un messaggio.

Le amiche l’attendevano al suo rientro a casa, avevano organizzato una serata divertente per salutarla e Leandra si lasciò coinvolgere, certamente era felice di trascorrere con loro ore spensierate come sempre e la madre orgogliosa di lei la canzonava scherzosamente –Vai a divertirti un po’ signorina, che quando inizierai a lavorare non sarà così facile! Oh! Dimenticavo, ora hai un lavoro, come farai? -

La mattina seguente fu devastante per il distacco dalla madre, era arrivato il momento di partire e lasciare la vita protetta dagli affetti in un istante non era facile, anche se per realizzare i propositi, i desideri maturati negli anni, sapeva bene Leandra, che avrebbe dovuto sopportare e superare con sacrifici e rinunce momenti di transizione non sempre accettabili.

Partì, quindi, e il lavoro divorò i sei mesi successivi. Aveva affrontato con entusiasmo tutte le prove iniziali e aveva potuto realizzare le sue aspirazioni :alcuni suoi modelli furono inseriti nella sfilata della stagione, ne era pienamente soddisfatta e si convinse di essere felice ,finalmente  di nuovo vedeva tutto rosa. Era tanto catturata dal suo nuovo lavoro che non riusciva a smettere di creare neppure nei giorni liberi o quando le balenava un'idea improvvisamente la notte.Quante volte volte si alzava e in pigiama trascorreva ore a definire particolari nelle sue creazioni.

La stanchezza però si fece sentire e finalmente una settimana di vacanza le avrebbe permesso di rivedere i suoi affetti che l’avrebbero ricaricata per molto tempo.

Il commovente abbraccio con la madre e la frenesia di raccontarsi molte esperienze vissute riempì il cuore e la mente di entrambe per molte ore. Poi la nostalgia, che poteva essere finalmente appagata nell’osservare ogni ambiente, ogni oggetto della casa, il confronto coi piccoli cambiamenti apportati nei mesi che trascorrevano lenti e noiosi per la madre, tutto gonfiava il petto di emozioni …e un ricordo prepotente: il mare.

Il mare.

Il cane.

Lui, Giulio. Chissà se lo avrebbe rincontrato.

Ma poi Leandra si perse ad osservare la madre, era visibilmente serena e sicuramente la sua gioia traspariva dagli occhi, dalla voce, dai gesti, dai preparativi per accogliere il ritorno della figlia. Col passare del tempo però sentiva interiormente una sensazione di disagio, come se le sfuggisse qualcosa, chiese alla madre di rassicurarla sulle sue condizioni e lei lo fece in modo convincente. Ma la sensazione che la madre non avesse confidato tutto non la abbandonava.

Come sempre le amiche, quelle vere, non cambiano mai, neppure la distanza riesce a smorzare la complicità e l’empatia naturale, fu così che Leandra si abbandonò alle scintillanti chiacchierate con loro e mise da parte ogni pensiero negativo.

La mattina seguente non poteva mancare la visita alla spiaggia, il turbinio di emozioni e di pensieri richiedeva di riordinare   le ultime esperienze vissute e di valutarne la complessità. Quella insopprimibile inquietudine ritornava e improvvisamente si concretizzava nella figura di Giulio che avanzava verso di lei e davanti a lui Duck!!!Ridendo con una grande liberazione gli corse incontro e lo bloccò tenendogli gli zampe in alto per evitare che la risbattesse sulla battigia!!! Ma quanto sembrava turbato Giulio! Leandra lo salutò amichevolmente, notò in lui una certa esitazione e per questo gli chiese se poteva conoscere la ragione della sua preoccupazione. Questa volta fu lui ad essere sfuggente.

La vacanza agognata per 6 giorni!!!Finalmente il mare …e sempre lui, ma perchè era così distaccato?Non lo ricordava così tenebroso o forse nel ricordo lo aveva idealizzato?

La curiosità è femmina e Leandra si ascoltò ad insistere per ottenere una risposta, ma quando lui scoppiò a piangere fragorosamente  cominciò a dubitare se avesse fatto bene a spingersi a un tale livello di confidenza

Ma ormai era fatta.

Continuò chiedendo scusa per invadenza, ma lui forse non aspettava altro e cominciò un racconto al limite della tragedia ed infine lo disse.

Era lì per lei!

Come al primo incontro Leandra si girò di scatto e corse a cercare la madre, ormai non poteva evitare di darle spiegazioni. Mentre correva e piangeva mille pensieri e ricordi la assalivano, le rombavano sulle tempie che parevano scoppiare e sentiva le voci di chi aveva sempre amato, ma questa volta il loro tono era diverso, perché ogni parola veniva annientata da dubbi feroci e strazianti sulla loro sincerità.

-Mio padre- pensava -Ha trascorso la sua vita a muoversi come le secchie e questo senza mai lasciar trasparire tutto il grigio che la vita gli aveva riservato. Vivendo aveva dipinto col suo colore anche tutte le vite che gli ruotarono intorno, non vi era altra spiegazione, come aveva potuto celarle tali eventi così importanti della sua vita? Lei aveva sempre avuto fiducia completa in lui, ma anche la madre ,sicuramente era informata della storia che lei aveva dovuto ascoltare da uno quasi sconosciuto . Correva verso casa ma allo stesso tempo si sentiva ostacolata da qualcosa, la paura dell'ignoto ,  perchè tutte le sue certezze improvvisamente erano crollate.

Quando fissò la madre, ella capì e le fece cenno di sedersi, aveva molto da rivelarle e questo la stava distruggendo, per questo aveva fatto in modo che a sua figlia arrivasse la verità. Queste furono le sue parole.

 -So che in questo momento sei sconvolta, soffri per le rivelazioni di Giulio, sei talmente provata e incredula, vorresti che io ti calmassi negandone l’importanza e la realtà. Ma questo non è possibile, non più. E’ giusto che tu prosegua la tua esistenza consapevole del tuo passato e delle tue origini, sei una donna e da adulta potrai trovare il modo di accettare la verità sulle persone con le quali hai sempre vissuto.

Tuo padre conobbe la madre di Giulio prima che io lo conoscessi, si amavano e progettavano una vita insieme, sapevano però che la famiglia di lei non lo avrebbe accettato perciò decisero di mettere tutti davanti al fatto compiuto comunicando la notizia dell’arrivo di un bambino. Ma l’astio e la crudeltà della famiglia si rivelò comunque, Giulio fu messo alla porta e diffidato dal presentarsi in futuro davanti all’amata. La ragazza a quel tempo era già promessa sposa di un rampollo di famiglia affine alla loro e questi accettò il matrimonio affrettato, la amava talmente che pensava di poter amare tutto di lei, compreso il figlio che portava in grembo. E così fu infatti. La nuova coppia con reciproco rispetto aveva imparato col tempo a provare affetto l’uno per l’altro, il bambino cresceva amato e felice e riempiva le loro vite. Tuo padre ne soffriva tanto e dedicava ogni suo momento libero a seguire la crescita di suo figlio, in incognito naturalmente, neppure la ragazza ne era a conoscenza; tuo padre capiva vedendola serena col marito che aveva trovato il modo di continuare la sua vita escludendolo.

Conobbi tuo padre due anni dopo e tra noi crebbe spontaneo un amore sincero e appagante per entrambi, ci sposammo dopo soli tre mesi e tu nascesti esattamente un anno dopo. Eravamo felici anche noi, ma nulla può fermare il cuore di un padre, io lo sentivo soffrire e volevo con tutte le mie forze che questo finisse. Decisi di incontrare la ragazza e con grande mia meraviglia ci sentimmo presto amiche e complici.

Eravamo madri entrambe e fummo subito convinte che il bene dei nostri figli avesse la priorità su tutto. 

Ci accordammo per stare in contatto e ci sentivamo telefonicamente una volta al mese, tuo padre veniva informato sulla vita di Giulio e ciò lo rendeva sereno. Tutto l’amore che poteva lo riversava su di te e non ti nascondo che talvolta lo rimproveravo perché ti viziava troppo a mio parere. Ma l’amore non è mai troppo e ho capito che tuo padre era giusto con te, ma l’esistenza di tuo fratello non sapevamo proprio come presentarla a te allo stesso modo in cui la madre di Giulio non sapeva come spiegarla a suo figlio. La vita aveva imposto questa soluzione. Quando eravate piccoli tu e Giulio vi siete incontrati qualche volta al parco e avete giocato insieme. Noi mamme avevano stabilito un codice: per incontrarci il giovedì precedente alle feste maggiori dovevamo inviarci reciprocamente una rosa. Accadde però che il patrigno di Giulio ottenne un incarico importante in Medio Oriente, dove si trasferì con la famiglia e questo interruppe fisicamente gli incontri.

Da allora le notizie arrivavano solo per telefono e qualche volta per lettere alle quali io non potevo rispondere. Se vuoi, potrai leggerle con calma, le ho conservate tutte.

Fantasticavamo nell’ultimo anno il momento in cui tutto sarebbe venuto alla luce e tu e Giulio avreste potuto frequentarvi come ritenevamo giusto senza ferire nessun altro.

Tutto precipitò con la scomparsa improvvisa di tuo padre, la madre di Giulio decise di metterlo al corrente dell’accaduto e pur con grande dolore egli decise di essere presente per l’ultimo saluto. Naturalmente si presentò come il figlio di un vecchio amico di tuo padre, io non ero riuscita a prepararti all’incontro.

Ma nei mesi successivi Giulio era ansioso e desideroso di creare un rapporto con te, perciò mi informò del fatto che intendeva parlarti, come in effetti fece quella mattina che tornasti a casa fradicia a causa del cane. Il resto lo sai, forse per te è stato traumatico, ma era la cosa giusta da fare per tutti noi. Ho evitato di parlartene prima io, perché ho sempre provato disagio per questa verità nascosta  e temevo che avresti potuto non capire il fatto che, avendo tuo padre deciso che si continuasse così, anche io ritenevo che tu non dovevi essere esposta a sofferenze. Ora, grazie alle insistenze di Giulio, ho capito che la sofferenza poteva essere allontanata per sempre predisponendo un rapporto con tuo fratello, che già ti ama tanto . Ti chiedo di perdonarci appena sarà possibile, ma intanto ti prego di affrontare la realtà e di costruire in futuro un avvicinamento con tuo fratello. Io non sarò qui per sempre e tu non sarai sola. Questo è il mio grande conforto ora.

-Povera la mia vecchina! Perdonarti? Perdonarti di avermi amata e protetta per venticinque anni? -Ti voglio bene mamma e ora posso capire meglio anche papà.

 L' abbraccio che seguì rinsaldò per sempre il più forte legame esistito da sempre, quello di una madre e una figlia.

Stupita ma sollevata al contempo, finalmente tutto apparve ben chiaro e quasi naturale.

-Mio padre! Ha trascorso la sua vita a muoversi come le secchie e questo senza mai lasciar trasparire tutto il grigio che la vita gli aveva riservato. Vivendo aveva dipinto col suo colore anche tutte le vite che gli ruotarono intorno. Ma in fondo a me ha restituito il rosa, donandomi lo sguardo di Giulio, proprio con i suoi occhi. 

Scusa mamma, ora so cosa devo fare.

Leandra corse in spiaggia e Giulio era ancora lì. Si abbracciarono con forza e tenerezza ,si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere e piangere insieme. Insieme. Sicuramente qualcuno dall’alto li osservava e sorrideva finalmente.

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